Agricoltura, Natura, Ambiente

lunedì 24 ottobre 2011

PAC after 2013

The Common Agricultural Policy is due to be reformed by 2013. After a wide-ranging public debate the Commission presented on 18 November 2010 a Communication on "The CAP towards 2020", which outlines options for the future CAP and launched the debate with the other institutions and with stakeholders. On 12 October 2011 the Commission presented a set of legal proposals designed to make the CAP a more effective policy for a more competitive and sustainable agriculture and vibrant rural areas.


I dieci punti chiave della riforma

1) Aiuti al reddito più mirati per dinamizzare la crescita e l’occupazione
Per valorizzare al meglio il potenziale agricolo dell’UE, la Commissione propone di sostenere il reddito degli agricoltori in modo più equo, semplice e mirato. L’aiuto di base riguarderà solo gli agricoltori in attività. Sarà decrescente a partire da 150 000 EUR con un massimale annuo di 300 000 EUR per azienda, pur tenendo conto del numero di posti di lavoro creati nelle aziende agricole. Inoltre, gli aiuti verranno distribuiti in modo più equo tra agricoltori, regioni e Stati membri.


2) Strumenti di gestione delle crisi più reattivi e adeguati alle nuove sfide economicheLa volatilità dei prezzi rappresenta un minaccia per la competitività a lungo termine del settore agricolo. La Commissione propone reti di sicurezza più efficaci e più reattive per i comparti maggiormente esposti (intervento pubblico e ammasso privato) e suggerisce di incentivare la creazione di assicurazioni e fondi di mutualizzazione.

3) Un pagamento “verde” per conservare la produttività a lungo termine e tutelare gli ecosistemi Al fine di rafforzare la sostenibilità ecologica del settore agricolo e di valorizzare gli sforzi compiuti dagli agricoltori, la Commissione propone di riservare il 30% dei pagamenti diretti alle pratiche che consentono un uso ottimale delle risorse naturali. Si tratta di pratiche semplici ed efficaci dal punto di vista ecologico, e cioè: diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio.

4) Ulteriori finanziamenti per la ricerca e l’innovazione Al fine di porre in essere un’agricoltura della conoscenza che sia anche competitiva, la Commissione propone di raddoppiare gli stanziamenti destinati alla ricerca e all’innovazione in campo agronomico e di fare in modo che i risultati della ricerca si concretizzino nella pratica attraverso un nuovo partenariato per l’innovazione. Questi fondi permetteranno di promuovere il trasferimento del sapere e la prestazione di consulenza agli agricoltori, nonché di sostenere progetti di ricerca utili per l’attività agricola, stimolando una cooperazione più stretta tra il settore agricolo e la comunità scientifica.

5) Una filiera alimentare più competitiva ed equilibrata Pur situandosi all’origine della filiera alimentare, l’agricoltura è molto frammentata e poco strutturata. Per rafforzare la posizione degli agricoltori, la Commissione propone di sostenere le organizzazioni di produttori e quelle interprofessionali e di sviluppare le filiere corte dal produttore al consumatore, senza troppi intermediari. D’altra parte, le quote zucchero, che hanno perso la loro ragion d’essere, non saranno mantenute al di là del 2015.

6) Incoraggiare le iniziative agroambientali
Vanno prese in considerazione le specificità di ogni territorio e vanno incoraggiate le iniziative agroambientali a livello nazionale, regionale e locale. A tal fine, la Commissione propone che tra le priorità della politica di sviluppo rurale figurino la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi, la lotta ai cambiamenti climatici e l’uso efficiente delle risorse.


7) Facilitare l’insediamento dei giovani agricoltori
Due terzi degli agricoltori hanno più di 55 anni. Per incentivare l’occupazione e incoraggiare le giovani generazioni a dedicarsi all’attività agricola, la Commissione propone di istituire una nuova agevolazione all’insediamento destinata agli agricoltori che hanno meno di quarant’anni, per sostenerli durante i primi cinque anni di vita del loro progetto.


8) Stimolare l’occupazione rurale e lo spirito d’impresa
Al fine di promuovere l’occupazione e l’imprenditorialità, la Commissione propone una serie di misure intese a stimolare l’attività economica nelle zone rurali e a incoraggiare le iniziative di sviluppo locale. Verrà creato, ad esempio, un “kit d’avviamento” per sostenere i progetti di microimpresa, con finanziamenti fino a 70 000 EUR per un periodo di cinque anni. Verranno rafforzati i gruppi di azione locale LEADER.


9) Maggiore attenzione alle zone fragili
Per evitare la desertificazione e preservare la ricchezza dei nostri territori, la Commissione offre la possibilità agli Stati membri di fornire un maggiore sostegno agli agricoltori che si trovano in zone soggette a vincoli naturali, grazie a un’indennità supplementare. Si tratta di un aiuto che andrà ad aggiungersi a quelli già disponibili nel quadro della politica di sviluppo rurale.


10) Una PAC più semplice ed efficace
Per evitare inutili oneri amministrativi, la Commissione propone di semplificare diversi meccanismi della PAC, in particolare i requisiti di condizionalità e i sistemi di controllo, senza peraltro diminuirne l’efficacia. Inoltre, sarà semplificato anche il sostegno ai piccoli agricoltori. Questi ultimi avranno diritto a un assegno forfettario annuo che va da 500 a 1 000 EUR per azienda. Sarà incoraggiata la cessione di terreni da parte dei piccoli agricoltori che cessano l’attività ad altri agricoltori che intendono ristrutturare la propria azienda.


Fonte: Confederazione Italiana Agricoltori  Emilia-Romagna.






domenica 23 ottobre 2011

land grabbing

(AGI) - Cernobbio (Como), 21 ott. - Oggi siamo di fronte a "nuove forme di colonialismo che si stanno manifestando e determinano incertezze sul futuro dell'umanita'", incertezze "di tipo nuovo ed in modo particolare per quanto riguarda il settore primario: il fenomeno del 'land grabbing'", lo 'scippo' delle terre dei paesi piu' poveri acquistate da paesi in crisi di produzione agroalimentare. Ne parla Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, nel suo intervento al Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentare organizzato da Coldiretti a Cernobbio. "Questo fenomeno 'dell'arraffa terre'- spiega Sacconi- evidenzia un percorso che potremmo definire fortemente contraddittorio con l'idea che abbiamo noi di agricoltura, con i notri valori, la nostra cultura, la nostra tradizione". Il fenomeno, secondo il ministro, "si sta generando perche' nella gerarchia geo-economica i piu' forti, che talora hanno la veste degli emergenti (pensiamo in particolare ai cinesi), altre volte la veste di tradizionali paesi industrializzati che ospitano grandi compagnie (come la Gran Bretagna), stanno proponendosi ai deboli con modalita' che non possono non preoccuparci".
(AGI) Mi4/Fra
LAND GRABBING  is the contentious issue of large-scale land acquisitions; the buying or leasing of large pieces of land in developing countries, by domestic and transnational companies, governments, and individuals. While used broadly throughout history, land grabbing as used today primarily refers to large-scale land acquisitions following the 2007-2008 world food price crisis. By prompting food security fears within the developed world and newfound economic opportunities for agricultural investors and speculators, the food price crisis caused a dramatic spike in large-scale agricultural investments, primarily foreign, in the Global South for the purposes of food and biofuels production. Initially hailed by investors and some developing countries as a new pathway towards agricultural development, land grabbing has recently been criticized by a number of civil society, governmental, and multinational actors for the various negative impacts that it has had on local communities.



Il termine “Land Grabbing” tecnicamente significa “appropriazione di terreni” ed è la nuova forma di colonialismo che si basa sull’affitto e, qualche volta, sull’acquisto di grandi appezzamenti di terreni in Africa e, in forma minore, in Sud America, una formula tanto in voga nei paesi emergenti. Niente a che fare quindi con il “vecchio” colonialismo quando il “primo mondo” (l’occidente) si mangiava tutto. E’ il “secondo mondo” che si sta mangiando il “terzo mondo”. A dare il via al Land Grabbing è stata l’Araba Saudita. Il re Abdullah, sovrano assoluto d’Arabia, a un certo punto si è accorto che il petrolio portava miliardi di dollari ma che in tutto il suo immenso regno galleggiante su un mare di greggio non c’era un solo angolo di terra che producesse qualcosa da mangiare per sfamare i suoi sudditi. Fu allora che decise di usare i petrodollari per acquistare migliaia di ettari di terreno in Etiopia dove coltivare riso e cereali a buon prezzo per le esigenze del suo regno. Visto che la cosa funzionava ha cercato di comprare altri terreni da altre parti. Non riuscendoci ha ripiegato sulla locazione prendendo in affitto immensi appezzamenti di terreno in Zambia e in Tanzania. La cosa non poteva certo sfuggire ai cinesi, sempre in cerca di risorse alimentari (a causa degli elevati indici di crescita demografica) e minerarie (per sostenere la fame di energia della economia cinese). Pechino ha quindi dato il via a un vero e proprio rastrellamento di terreni su scala mondiale. 80.400 ettari di terra acquistati in Russia, 43.000 in Australia, 70.000 in Laos, 7.000 in Kazakhstan, 5.000 a Cuba, 1.050 in Messico. Ma il boom Pechino lo ha fatto in Africa. 2.800.000 ettari in Congo, 2.000.000 di ettari in Zambia, 10.000 in Camerun, 4.046 in Uganda e solo 300 ettari (ma siamo all’inizio) in Tanzania. Dove Pechino non può acquistare…. affitta. Migliaia di ettari in Algeria, in Mauritania, in Angola e in Botswana. Il bello è che i terreni non vengono solo coltivati ma forniscono anche immense risorse minerarie che chiaramente Pechino sfrutta a man bassa senza alcun ritorno per le popolazioni locali....land grabbing

Ricetta Anticrisi

Coldiretti Allo studio la collaborazione con un gruppo italiano della grande distribuzione

La ricetta anticrisi degli agricoltori «Lo Stato ci venda i suoi terreni»

«Dalla cessione di 338 mila ettari pubblici un incasso di 6 miliardi» Consumi Secondo un rapporto Coldiretti-Swg, il 49% degli italiani riesce a pagare appena le spese


CERNOBBIO - Le risorse per il decreto sviluppo? Gli agricoltori della Coldiretti hanno le idee chiare: che lo Stato venda i suoi terreni agricoli. Potrebbe ricavarne oltre sei miliardi di euro. La vista sul lago di Como accoglie i funzionari della Coldiretti e i rappresentanti politici in visita all' undicesima edizione del Forum internazionale dell' agricoltura e dell' alimentazione. A Villa d' Este, nella prima delle due giornate Coldiretti, si vedono arrivare il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il vicesegretario del Pd Enrico Letta e il ministro dell' agricoltura Saverio Romano con il codazzo di guardie del corpo. Le domande sulle ultime accuse rivoltegli, sono inevitabili. «Patacche» dice, e si dirige verso il presidente dei coltivatori Sergio Marini. La giornata è dedicata all' agricoltura e così è sin dalla mattina, con la presentazione dei risultati dell' indagine «gli italiani e l' alimentazione». Il 49% dichiara di riuscire a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi. Mentre il 25% degli italiani ha aumentato nel 2011 la frequenza dei discount. «Ma la ricchezza degli italiani è ben più alta del debito pubblico - ci ha tenuto a sottolineare Marini - e non devono rinunciare alla qualità. Quello che serve veramente è una ridistribuzione del reddito e un maggiore clima di fiducia». E per ottenerla, questa fiducia, si è disposti anche ad un' alleanza col «nemico». Come la grande distribuzione, con cui la Coldiretti ha avviato una collaborazione per la realizzazione di un prodotto a marchio unico. «Il progetto è in fase avanzata - ha detto Marini - e coinvolge un gruppo italiano con cui valorizzeremo il vero made in Italy». Per ora nulla di più. Ma è stata la proposta di vendere i terreni dello Stato a catalizzare l' attenzione della giornata di ieri: l' associazione di coltivatori ha infatti stimato in 338 mila ettari i terreni agricoli gestiti da amministrazioni ed enti pubblici, per un valore di oltre 6 miliardi di euro. Terreni che, se venduti agli agricoltori, potrebbero sostenere le misure necessarie al decreto Sviluppo del governo sollecitato ieri anche dall' Unione europea. «La vendita - ha spiegato il presidente di Coldiretti - toglierebbe allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, renderebbe disponibili risorse per lo sviluppo e avrebbe il vantaggio di calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l' occupazione e la redditività delle imprese agricole». L' idea è piaciuta sia al ministro Romano («È una proposta che raccolgo immediatamente e domani ne parlo con il presidente Berlusconi») che al ministro del welfare Maurizio Sacconi («È doveroso aprire un tavolo di verifica sui modi con cui questo patrimonio può essere messo a reddito in modo ancora più produttivo»). Irrinunciabile il dibattito sulla Pac, per far sì che la riforma della politica agricola comune non diventi penalizzante per l' Italia. «L' agricoltura - ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini con un messaggio inviato al Forum - costituisce un irrinunciabile caposaldo dell' economia del nostro Paese». «Ma solo puntando sulla qualità - ha aggiunto il Presidente del Senato, Renato Schifani - che si potrà superare la crisi dei consumi e mantenere il nostro Paese ai vertici mondiali».

Corinna De Cesare RIPRODUZIONE RISERVATA
De Cesare Corinna
Pagina 54
(22 ottobre 2011) - Corriere della Sera

domenica 16 ottobre 2011

i frutti dell'Autunno: le castagne


Castagne e Marroni Made in Italy: 
Tipiche del territorio toscano sono il marrone del Mugello Igp e la castagna del Monte Amiata Igp; altre due sono campane, la Castagna di Montella Igp e il marrone di Rocca Daspide; dall'Emilia Romagna viene il marrone di Castel del Rio Igp, mentre il marrone di san Zeno Dop e il marrone del Monfenera Igp sono veneti. Ancora del Piemonte sono la Castagna di Cuneo Dop e il Marrone della Val Susa, mentre la Castagna di Vallerano Dop e' laziale.


AGRICOLTURA: CIA, "AUTUNNO NERO" PER LE CASTAGNE ITALIANE

14:26 13 OTT 2011

(AGI) - Roma, 13 ott. - Ancora un "anno nero" per le castagne.
  A pochi giorni dall'inizio della raccolta 2011 e' gia' chiaro che non sara' una buona stagione per la "regina dell'autunno", che vedra' presumibilmente ridotta la sua produzione complessiva del 50 per cento. Un crollo che replica la performance gia' negative dell'anno scorso. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in occasione dell'apertura della campagna 2010-2011.
  A minacciare la leadership europea di castagne e marroni "made in Italy" -afferma la Cia- sono gli effetti devastanti dell'insetto "killer", il cinipide galligeno che da anni danneggia gravemente i nostri boschi di castagni. E come se non bastasse in agosto e settembre ci si e' messa pure la siccita' senza precedenti. Un mix micidiale che portera' con tutta probabilita' al dimezzamento dei quantitativi prodotti, con punte del 70 e dell'80 per cento. La pianta che popola quasi 790 mila ettari di bosco in tutta Italia -spiega la Cia- e' infatti attaccata violentemente da un parassita capace di debilitare l'albero, mettendone a rischio lo sviluppo vegetativo e diminuendo la sua produzione fino al 50-60 per cento. Ma il peggio e' che gli effetti del minuscolo insetto distruttivo potrebbero continuare a incidere ancora per qualche anno sui raccolti, visto che i risultati della disinfestazione, che consiste nell'innesco di una lotta biologica con un insetto antagonista, saranno visibili solo tra qualche anno. A peggiorare la situazione -aggiunge la Cia- ha contribuito il clima "desertico" della lunga estate dei record, che ha segnato il 20% in meno di precipitazioni rispetto alla media e almeno 2 gradi in piu' sulla colonnina di mercurio. Se il caldo afoso di agosto e settembre ha giovato alla qualita' delle nocciole e di tutta la frutta secca in guscio, per le castagne, al contrario, e' stato il colpo di grazia, alzando di un 10% la percentuale di guasto rispetto al 2010.Si prevede, quindi, una stagione in "rosso" per un comparto d'eccellenza che conta 34.160 imprese e piu' di centomila lavoratori e che tra il 1999 e il 2007 ha fatto registrare una produzione pari a un valore medio di 46 ben milioni di euro. Moltissime le denominazioni d'origine, che si concentrano nelle regioni piu' vocate alla castanicoltura.
da AGI news On

lunedì 10 ottobre 2011

TERRA E CIBO


Coltivare la terra conviene ancora? Cosa ne è rimasto del paese rurale che eravamo?

Molto poco: le aziende agricole italiane infatti stanno per sparire: il 30% delle imprese legate alla terra ha chiuso negli ultimi dieci anni. In Lombardia sono 10 al giorno quelle che rinunciano. Sono 685mila gli ettari che un tempo erano coltivati a grano e che ora sono incolti. 20 milioni i quintali di cereali prodotti in meno.

Siamo i primi del mondo per consumo, produzione e esportazione di pasta e mai potremmo coltivare tutto il grano che consumiamo, eppure continua a calare la produzione e a crescere l’importazione.

Cosa arriva nei nostri piatti? Il cibo made in Italy è ancora da considerarsi tale? Per capire gli inviati di “Presadiretta” sono andati nei campi accanto agli agricoltori durante la mietitura e mentre era in corso la raccolta del pomodoro.

Le telecamere hanno anche seguito la protesta dei pastori sardi, e sono entrate nelle stalle per capire le ragioni e i torti dell’annosa questione delle quote latte.

“Terra e cibo” è un racconto di Lisa Iotti e Raffaella Pusceddu con la collaborazione di Marina del Vecchio.

puntata del 9.10.11 Presa diretta: Terra e Cibo

giovedì 6 ottobre 2011

Ambiente Italia: BuyGreen

ANSA) - ROMA, 6 OTT - Si e' aperto oggi alla fiera di Cremona Compraverde-Buygreen, il forum internazionale degli acquisti verdi, che ha l'obiettivo di far incontrare la Pubblica amministrazione che sceglie di acquistare verde e le imprese che producono beni e servizi sostenibili.

CompraVerde-BuyGreen, con ingresso gratuito, propone oggi e domani un programma articolato in convegni, seminari per operatori, dibattiti, laboratori e un' area espositiva che riunisce le esperienze piu' innovative. Numerose le iniziative, prima tra tutte "Green Contact", la borsa degli acquisti verdi per favorire l'acquisto e la vendita di beni e servizi eco-sostenibili: sono in programma 600 incontri tra enti pubblici, imprese, agenzie di servizi e organizzazioni no- profit. Per riconoscere agli enti pubblici l'impegno nella promozione degli acquisti verdi sara' assegnato il Premio "CompraVerde", nelle categorie miglior bando verde e migliore politica di Gpp realizzata. Per valorizzare le piccole, medie e grandi imprese che hanno adottato un sistema di qualificazione ambientale e sociale dei fornitori, invece, il riconoscimento "Vendor Rating Sostenibile". CompraVerde-BuyGreen e' il primo Forum italiano ad avere ottenuto la certificazione per la gestione sostenibile da BSI-British Standards Institution, l'organismo inglese che certifichera' le Olimpiadi di Londra del 2012. (ANSA).

CompraVerde-BuyGreen promuove la diffusione di una cultura degli Acquisti Verdi, proponendosi come luogo di scambio di comportamenti virtuosi per gli enti pubblici, e per tutti gli attori del mondo economico e produttivo favorendo in tal modo la produzione e la commercializzazione di prodotti verdi.

www.acquistiverdi.it/



Acqua: Venice and the water




Venezia é la cittá da dove 3 anni fa è partita “Anch’io bevo l’acqua del sindaco”, la campagna di sensibilizzazione per indurre i cittadini a bere l’ottima acqua di rubinetto allo scopo di ridurre la quantità di bottiglie e di rifiuti legati all’acqua minerale.

mercoledì 5 ottobre 2011

Quote Latte Oggi

30 settembre 2011

Quote latte, fatta giustizia per gli allevatori in regola

Coldiretti e Confagricoltura commentano la notizia dei 16 allevatori arrestati in Lombardia

"Giustizia è fatta, ma è molto triste per quei produttori che si sono lasciati trascinare in questa vicenda da chi li ha incantati con false promesse che non potevano mantenere, ma che al contrario li ha coinvolti in un procedimento legale finito con una raffica di condanne", questo il commento della Coldiretti alle conclusioni del processo di Milano contro cooperative e loro dirigenti che hanno frodato
"Mai come oggi – conclude la Coldiretti - è stata dimostrata la correttezza delle nostre posizioni. Dispiace che questi allevatori, che hanno agito fuori dalle regole, non abbiano compreso prima a quali problemi potevano andare incontro. E dispiace che per il ripristino e il rispetto della legalità ci siamo dovuti rivolgere alla magistratura".

Confagricoltura: 'Riconosciute le ragioni di coloro che hanno operato nella legalità'

"Una sentenza che può essere definita epocale e tutta da leggere". Questo il primo commento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi, alla notizia delle decisioni prese dal Tribunale di Milano. 

"I giudici milanesi a conferma della validità delle argomentazioni manifestate da Confagricoltura hanno condannato gli artefici ed i gestori del meccanismo truffaldino, non solo riconoscendo le ragioni dei produttori che hanno operato nella legalità ma anche la validità della posizione dell'organizzazione degli imprenditori agricoli, imponendo in suo favore il risarcimento del danno procurato", sottolinea l'organizzazione.
Fonte: Agrapress
In redazione: A.F.


Voto di scambio? No, è riconoscenza!

Nello stesso giorno in cui il sindaco di Parma, Vignali, ha rassegnato le dimissioni(giustamente, in seguito allo scandalo di corruzione che ha travolto la sua giunta), è stata respinta la mozione di sfiducia presentata nei confronti del Ministro delle politiche agricole, Francesco Saverio Romano. A nulla sono servite le proteste vibranti, dentro e fuori Montecitorio, anche perchè vi erano elementi per ritenere questo voto ampiamente previsto anche alla vigilia; la ferma volontà della Lega di votare contro l’autorizzazione.Quella stessa volontà che venne a mancare verso fine luglio, quando proprio grazie agli stessi voti che in quell’occasione furono favorevoli all’arresto, la Camera decise di far aprire le porte del carcere di Poggioreale per Alfonso Papa, detenuto da più di 2 mesi nell’istituto di pena. Papa quindi, è l’unico degli ultimi 3 parlamentari indagati ad esser stato tradito dal voto dei “garantisti”.
L’aver ritenuto innocente il ministro Romano, che è sospettato di avere avuto contatti diretti con esponenti di spicco delle organizzazioni mafiose e di averli aiutati esercitando la sua influenza-quando faceva parte della Dc, Ccd e Cdu- su organismi politici ed amministrativi, è un grandissimo schiaffo alla legalità. Non è così che si risolverà il problema della criminalità organizzata, favorendo il venire meno dei processi.; questo Maroni lo dovrebbe sapere bene.
Come potrebbe ben spiegare Bossi, se ha avuto qualche trattamento di favore nell’ambito delle “quote latte” proprio dal ministro dell’agricoltua, visto che è una questione molto cara all’elettorato leghista. E non parliamo di voto di scambio; oggi si dice riconoscenza.


Pubblicato da Linkiesta


Quote latte, consigliere leghista condannato per truffa ai danni dello Stato
Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale a Piacenza del Carroccio, è uno dei cinque allevatori condannati a un anno e 300 euro di ammenda per non aver pagato le multe dovute agli sforamenti delle quote latte. “Non mi dimetto”, dice Maloberti, “Sono una vittima perché ho pagato il latte fuori quota a 200 aziende agricole che impiegavano 5 o 6 persone ciascuna. Questo non è contro la legge, ma creare nuovi posti di lavoro”.
Truffa ai danni dello Stato; “non è vero, ho dato lavoro a molti allevatori”. Nuovi guai giudiziari per la Lega nord piacentina. Al centro delle polemiche, questa volta, è finito il consigliere provinciale in quota Carroccio, Giampaolo Maloberti, uno dei sedici condannati dalla Quarta sezione Penale del Tribunale di Milano per la questione delle quote latte.


Proprio ieri, infatti, la sezione penale presieduta da Elisabetta Canevini ha condannato quelli che si definivano i “Robin hood” che rubavano alla “ricca Europa” per dare agli splafonatori, cioè quegli allevatori che sforavano sul tetto fisso della produzione del latte.


E Maloberti è uno dei cinque condannati a un anno e 300 euro di multa con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato per una cifra che raggiunge i 100 milioni di euro: “E’ una questione personale- si difende oggi Maloberti in assemblea provinciale, dove ricopre il ruolo di consigliere- e non riguarda il movimento della Lega né il mio impegno politico”.


Strano, visto che proprio la Lega nord ha da sempre appoggiato e sostenuto il sistema dei Cobas nel non versare i soldi dei contribuenti europei all’Agea frutto degli splafonamenti, ma ridistribuirli tra i produttori.


Ma nonostante la condanna e la pesante accusa ai danni dell’erario, Maloberti non ha nessuna intenzione di muoversi dallo scranno di viale Garibaldi, rivendicando il diritto a non pagare le multe degli sforamenti con un’accorata difesa davanti all’assemblea degli eletti: “Quando sono stato eletto in questo consiglio- ribadisce il leghista- tutti sapevano della mia posizione e della mia inquisizione perché non ho mai nascosto niente a nessuno. Sono una vittima, visto che sono stato inquisito e condannato in primo grado perché ho pagato il latte fuori quota a 200 aziende agricole che impiegavano 5 o 6 persone ciascuna. Questo è creare nuovi posti di lavoro”.


Il binomio aggirare la legge per creare occupazione sembra quindi avvallato dal gruppo del Carroccio che fa quindi quadrato attorno al suo consigliere, ritenendo la sua posizione come “personale” facendo sparire dalla circolazione anche la proposta fatta a suo tempo dal deputato piacentino della Lega, Massimo Polledri, di quello che fu definito “Patto degli onesti” da far firmare a tutti gli iscritti del movimento per marginalizzare chi, come Maloberti, ha una condanna pendente.


da il Fatto Quotidiano Emilia Romagna

Storia recente: 2010 Crisi settore zootecnico italiano

Quote Latte: Marzo 2011

da "Il Fatto Quotidiano" 31.03.2011

MUCCHE FANTASMA PER LATTE REALE
Per giustificare la produzione annua comunicata alla Ue si truccano i dati: così le vacche "vivono" 83 anni invece degli otto medi normali. I Carabinieri del Nac individuano una gigantesca truffa e indicano i principali protagonisti: un ente governativo e un'agenzia ministeriale.
Il problema per il neoministro all’Agricoltura Saverio Romano sono le vacche. Ottuagenarie e fantasma. Sì, perché in Italia ci sono 300 mila mucche che producono latte ma non esistono o hanno fino a 83 anni d’età, quando la vita media è di otto. Lo hanno scoperto i Carabinieri del Nac (Comando politiche agricole e alimentari): capi inventati per giustificare la produzione di latte dichiarata dal Governo all’Unione Europea. Intorno a questa inesistente mandria gli uomini dell’Arma hanno ricostruito una girandola di favori, appalti e truffe per miliardi di euro legati alla gestione delle quote latte e ora al vaglio della procura di Roma.

I Carabinieri, in un rapporto consegnato a settembre, che Il Fatto Quotidiano ha potuto leggere, descrivono “un quadro di sorprendente e diffusa mancanza di rispetto e non ottemperanza alle normative di settore che attraverso condotte omissive e dolose” ha portato “all’alterazione di un intero settore dell’economia nazionale, con ripercussioni anche a livello Comunitario”. In pratica ogni anno nel nostro Paese finiscono sul mercato 12 milioni di quintali di latte di provenienza sconosciuta ma spacciato come prodotto da mucche tricolore.
Chi sarebbe riuscito nell’intento, truffando per anni in un colpo solo Stato, Ue, produttori e consumatori? Secondo le indagini i responsabili sono, principalmente, un ente governativo (Agea) e un’agenzia ministeriale (Izs di Teramo). Uomini dello Stato. Un ruolo chiave, riferiscono i Nac, lo svolge il capo gabinetto del ministero dell’Agricoltura. Una casella occupata da Giuseppe Ambrosio. Fino a mercoledì scorso. Quando Romano ha nominato un suo uomo di fiducia: Antonello Colosimo. Un 62enne napoletano, da trenta anni nei Palazzi,consigliere della Corte dei Conti ma più noto per essere stato uno dei beneficiari delle ristrutturazioni dono dell’imprenditore Diego Anemone. Colosimo non risulta indagato nell’inchiesta sulla cricca ma nelle carte ci sono paginate di intercettazioni che rivelano il suo interessamento per gli amici.

 Anche il suo predecessore è più volte finito sotto la lente degli investigatori. A partire dal 1998 è stato segnalato per reati contro la pubblica amministrazione, tra cui truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Molto vicino a Gianni Alemanno, che l’ha portato al ministero dell’Agricoltura, è finito nell’inchiesta sulla parentopoli romana del sindaco e ha una richiesta di rinvio a giudizio per reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla concussione, per irregolarità in un concorso del 2005 per sei posti da dirigente al ministero delle Politiche agricole vinto, tra gli altri, da moglie e segretaria di Ambrosio. I Carabinieri, ricostruendo il suo curriculum, si stupiscono: “Non può essere sottaciuto quanto emerso dalla banca dati delle forze di Polizia” considerati “gli incarichi di assoluto rilievo e responsabilità” ricoperti. Del resto Agea gestisce il fiume di miliardi che dalla Ue arriva in Italia per sostenere l’agricoltura. E il capo gabinetto ha il compito di dettare la linea strategica del Sian, il sistema agricolo nazionale, braccio di Agea.

I Nac ricostruiscono il ruolo di ciascuna pedina. Partendo da una scoperta: le mucche fantasma. Agea e Izs di Teramo, istituto che gestisce l’anagrafe bovina e deve verificare la correttezza dei dati sui capi forniti dagli allevatori per il conferimento dei premi Pac (fondi europei), “si organizzano” nel “tentativo, riuscito, di addivenire a un numero di capi tale da poter giustificare il livello produttivo nazionale” dichiarato. Come? Alzando l’età massima dei bovini, portandola da 120 a 999 mesi. Fino cioè a 83 anni. Lo spostamento “consente di aumentare il numero di capi di circa 300 mila unità, pari a oltre il 20% dell’intera popolazione bovina a indirizzo lattifero”. I Carabinieri intercettano uno scambio di mail tra i due enti piuttosto eloquente. L’Agea scrive a Izs: “Vorremo togliere il limite superiore di età che attualmente è impostato a 120. Come preferisci procedere? Per farla molto semplice impostiamo il dato a 999?”. La risposta arriva pochi giorni dopo: “Non ci sono problemi”.

Ecco le mucche fantasma. Che però, producono latte. Perché il latte c’è. 110 milioni di quintali. Di cui “oltre il 10%” di provenienza sconosciuta. Ma spacciato per italiano. È latte in polvere? Da dove arriva? E come entra nel circuito nazionale? Secondo i Nac le vacche fantasma servirebbero proprio a questo: a coprire un mercato parallelo. Gli uomini dell’Arma oltre a prendere in considerazione la vita media effettiva di un bovino in lattazione decidono di verificare tutti i dati dell’anagrafe e scoprono che il numero reale è “circa la metà del numero dei capi indicati da Agea”. Per il 2008/2009, scrivono i Carabinieri, “ad Agea risultano 2.905.228 capi presenti, mentre il complessivo è pari a 1.668.156”. E concludono: “Una differenza talmente significativa che si tradurrebbe in una minore produttività di latte pari a 12 milioni di quintali”.

Un surplus fra l’altro dannoso da dichiarare perché comporta lo sforamento alla produzione concessa dalla Ue all’Italia e costringe il Governo a vedersi trattenere gli incentivi agricoli e a dover anticipare le sanzioni che poi vengono recuperate con le multe per le quote latte agli allevatori. Multe che ammontano complessivamente a 4 miliardi di euro. I Carabinieri nell’informativa ipotizzano “che alcuni soggetti – persone fisiche o giuridiche (produttore, associazione sindacale ovvero funzionari Agea) – abbiano potuto percepire indebitamente finanziamenti comunitari”. E citano una relazione del 2003: “Sono state verificate ed appurate condotte irregolari da parte di determinati soggetti della filiera – ben individuati e individuabili – tese a conseguire illegittimi vantaggi economici sia diretti, in termini di elusione delle sanzioni connesse all’esubero rispetto alle quote assegnate, sia indiretti, in termini di evasione fiscale connessa alla mancata fatturazione”
Relazione caduta nel vuoto. Ripescata grazie all’intervento di Luca Zaia quando, nel giugno 2009 da ministro dell’agricoltura, insedia una commissione per capire come mai l’Italia ogni anno si ritrova a dover pagare le multe per aver sforato la produzione di latte. E’ l’Agea che comunica i dati alla Ue. E per il 2009 le sanzioni non arrivano: perché non c’è nessuno sforamento. Ma gli uomini del Nac ormai sono al lavoro. E nel 2010 scoprono “una differenza produttiva media, rispetto a quella dichiarata, da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato”. Inviano l’informativa a 70 procure e 32 chiedono un supplemento di indagini. Consegnato lo scorso settembre ai magistrato. Con le 300 mila vacche che, seppur vecchie o fantasma, valgono miliardi. Della questione ora dovrà occuparsi Romano insieme al suo capo gabinetto, l’amico di Anemone, Colosimo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/31/mucca-continua/101171/

Pannocchie and co.


Killeras, Mais SIVAM , Agosto 2011, Mogliano Veneto
 Mais Sivam: Devo, Mogliano Veneto