Agricoltura, Natura, Ambiente

sabato 17 novembre 2012

Quote Latte: politica in mutande e gli allevatori?

Sono passati alcuni mesi dal servizio di Report e come risposta agli allevatori è giunta la notizia che il TAR ha respinto ( dopo averli invece accettati qualche hanno fa) i ricorsi presentati dagli allevatori riguardo le quote latte e la produzione relativa ai primi anni 90.Magicamente in Italia succedono queste cose, cambiano i governi e cambiano le decisioni dei Tar, cambiano i governi e peggiorano le situazioni, cambiano le persone...anzi no le persone non cambiano mai e sono sempre li, magari con una carica diversa ma ci sono, 

anche chi ha creato dei danni irreparabili...


Ecco cos'era successo a Maggio:
Una politica che ha mutuato la trasparenza con la torbidezza, che ha lasciato (o lanciato?) funzionari statali di alto rango (se non per l'etica per gli stipendi percepiti) ad operare come malviventi, e che vede gli stessi Carabinieri in forze al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come una presenza ora fastidiosa e ingombrante, per quel loro inguaribile "vizio" di investigare, di cercare e persino di trovare i responsabili dell'illecito.
Una delle scene di "Porca vacca" in onda su Report (Rai 3) domani seraE ora? E ora che tutto è più chiaro, grazie anche all'attenzione che una parte della stampa italiana ha dedicato alla vicenda, in primo luogo il quotidiano economico Italia Oggi, ora ben si capisce che lo Stato Italiano, attraverso decisioni scellerate di suoi "insigni" rappresentanti ha letteralmente truffato l'Ue per accaparrarsi "il castello dei cinque anni di anticipo delle quote che abbiamo avuto tutte in una botta", come si evince dalle annotazioni di polizia giudiziaria depositate agli atti del processo sulle quote latte fissato presso il Tribunale di Roma per il 12 ottobre prossimo.
Parte dei contenuti della conversazione tra Giuseppe Ambrosio - ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan e per decenni ai vertici della struttura ministeriale - e il tenente colonnello Marco Paolo Mantile - ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari - sono state rivelate lo scorso 24 aprile proprio da Italia Oggi (articolo "Le quote latte sono un bluff" di Luigi Chiarello) e rintracciabili online cliccando qui e rendono bene l'idea della contrapposizione tra logiche della legalità e logiche di una politica che all'illecito è avvezza con grande naturalità e sfrontatezza. Un illecito da lei stessa operato e difeso con argomenti quali l'inopportunità, e la sconvenienza che la verità venga ora a galla. In primo luogo per evitare - dice Ambrosio a Mantile nella conversazione ora agli atti del processo - di dover "restituire i 5 anni di quote che ci hanno dato, la 33 fare finta di niente e quindi togliere le quote".
Un processo che come nelle più sporche trame di Stato sarebbe ora a rischio, dopo che il pm Attilio Pisani ne ha richiesto l'archiviazione, ma che potrebbe anche tenersi regolarmente a seguito dell'opposizione del "popolo degli allevatori" (una trentina, aderenti ai Cospa di varie province del nord Italia). Un'ulteriore prospettiva è quella dello slittamento al 2013 nel caso in cui si rendessero necessari supplementi d'indagine.
In ogni caso, il prossimo inverno potrebbe portare qualche risposta in più alle infinite domande attorno a quel sistema torbido che di certo ancora nasconde qualcosa. Perché mai quegli "errori" di calcolo, commessi da esperti funzionari per anni? Perché Agea (Ente per le Erogazioni in Agricoltura) ha considerato produttive 300mila vacche di 80 anni inserite nel sistema informativo agricolo nazionale? Per favorire chi?
Ecco perché ora risuonano forti all'orecchio le considerazioni che il ministro Catania si era profuso ad affidare settimane fa proprio a Italia Oggi: «Non può essere vero», aveva affermato il numero uno del dicastero agricolo, perché «coinvolgerebbe migliaia di aziende, centinaia di caseifici, un milione di tonnellate di latte importato in nero. Ce ne saremmo accorti. Certo, di errori amministrativi ce ne saranno a decine» e «diverso è invece l'atteggiamento fraudolento. Prima di sostenere simili accuse gli investigatori devono provarle con riscontri sul campo, altrimenti si svergogna l'intero sistema delle Dop».
Ancora trenta ore per capire di più sin dove arrivi il marcio di questa storia. Il mondo degli allevatori attende giustizia. I consumatori e i cittadini tutti - tutti vittime di queste vicende - capiranno forse in futuro.



Per ora risposte certe... nessuna,  chi dovrà pagare alla fine sono gli allevatori che sono stati messi l'uno contro l'altro,  presi in giro come l'Europa, visti come truffatori dall'opinione pubblica, messi in ginocchio da Equitalia che sta già riscuotendo le famose quote. 

Molti degli allevatori hanno chiuso l'attività,  c'è chi si è tolto la vita,  che chi non c'è più e non può difendere il lavoro e i sacrifici fatti,  c'è chi ha sempre creduto nell'agricoltura e nel valore che ha per il territorio, per la qualità dei prodotti che si producono e non molla, ma per quanto? Se andremo avanti così tutti gli allevamenti pagheranno per aver lavorato onestamente e col sudore della fronte, pagheranno per le colpe di persone che guadagnano in un anno quello che un allevatore guadagna lavorando 24 su 24 senza weekend, ferie, natali e pasque, in una vita o forse nemmeno!

Non bisogna mollare! bisogna continuare a lottare per i nostri diritti, per i diritti dei cittadini presi in giro, per difendere i nostri prodotti, la nostra stupenda Italia, il nostro lavoro.