Agricoltura, Natura, Ambiente

giovedì 13 settembre 2012

BUROCRAZIA AGRICOLA: VENDEMMIA NERA


UDINE. La riforma del lavoro varata dal Governo minaccia pesanti ripercussioni anche nel campo della viticoltura i cui addetti ai lavori, ormai a un passo dalla vendemmia, denunciano complicazioni sul fronte del lavoro accessorio. Con le limitazioni imposte dal Governo all’uso dei voucher, migliaia di stagionali non potranno più essere pagati con questi strumenti a meno che – come prevede la legge – non siano pensionati o studenti Under 25.
Fuori dai giochi sono dunque casalinghe e disoccupati, per i quali le aziende dovranno tornare alle vecchie tipologie di contratto, con conseguente aggravio di tempi e costi. Un problema serio se si pensa all’entità delle braccia impiegate nel periodo della vendemmia, braccia di casalinghe, pensionati, studenti e da che c’è la crisi anche di un numero sempre maggiore di disoccupati.
Migliaia di persone che i produttori pagano, dal 2008, per lo più proprio con i voucher. Strumenti snelli e per questo adottati in massa dai viticoltori che per il 2012 danno l’allarme: la riforma Fornero limita pesantemente la possibilità d’accesso a questo strumento in agricoltura.
In Fvg a protestare è tra gli altri il direttore del Consorzio di tutela dei vini Doc Colli orientali, Mariano Paladin: «La “Fornero” limita l’uso dei voucher ai soli pensionati e agli studenti Under 25, escludendo disoccupati e casalinghe. Questo è un vero problema, non di semplice soluzione in zone come la collina dove la maggior parte delle aziende vendemmia a mano impiegando complessivamente diverse migliaia di persone».
Che fare dunque visti i paletti della riforma? «Dovremo tornare, almeno parzialmente, ai vecchi sistemi di contratti temporanei – dice rassegnato il direttore –, con aggravi di spesa in termini di costi vivi e perdita di tempo poiché a gestire questi contratti in azienda ci dev’essere personale dedicato. Se 10 anni fa la vendemmia in Fvg si svolgeva interamente a mano, oggi la raccolta avviene per oltre il 50% dei vigneti regionali a macchina. I vantaggi sono evidenti: la vendemmia è più rapida ed economica. Ma lo sono, evidenti, anche gli svantaggi, che riguardano anzitutto la progressiva perdita della tradizione enologica e il rischio (alto) di rottura dell’acino. Senza contare le ripercussioni in termini di minori posti di lavoro, seppur temporanei, destinati a diventare sempre di meno se i viticoltori proseguiranno sulla strada della meccanizzazione per far fronte a una manodopera stritolata dalla burocrazia.
Anche in Veneto ho scoperto a mie spese il grosso problema dei voucher che non possono più essere utilizzati per disoccupati e casalinghe, aumentando per i viticoltori il costo del personale e per i lavoratori la diminuzione drastica di impiego in questo periodo. Tra l'altro a mio avviso le persone disoccupate dovrebbero avere maggiori agevolazioni. Sembra quasi paradossale che un solo addetto alla vendemmia costi per  6 giorni lavorativi più di 400 euro e una montagna di fogli da firmare e pratiche da adempire. Quanto dovrebbe essere pagata allora l'uva per coprire questi costi? 
Una riduzione della componente burocratica non può far altro che agevolare le assunzioni e far respirare viticoltori e agricoltori che sembrano aver perso ormai la speranza nel futuro. 
Quest'anno ad accompagnare la scarsa produzione, ci si è messa anche la burocrazia e come al solito, essendo in Italia, chi ne fa le spese sono sempre i più deboli politicamente ed economicamente. 

I grossi Signorotti che dal nulla un mattino hanno scoperto com'era bello prodursi il vino non hanno i problemi che stanno subendo gli agricoltori che si sacrificano da generazioni lavorando e sudando e assaporando l'odore della terra, ci vorrebbe maggior riguardo nei confronti di chi ha sempre pensato al bene comune prima del suo producendo prodotti tipici, unici e credendo fermamente che il proprio lavoro non è necessario per il mero guadagno ma per la comunità in cui vive. Essere agricoltore o allevatore in Italia dovrebbe farci sentire orgogliosi per i prodotti che ci rendono famosi in tutto il mondo, vini, formaggi e ortaggi... invece ci si sente sfortunati, schiacciati dal ricco industriale, dai capitalisti, dalle false promesse dei politici. 
Elisa Michielan