Agricoltura, Natura, Ambiente

sabato 17 novembre 2012

Quote Latte: politica in mutande e gli allevatori?

Sono passati alcuni mesi dal servizio di Report e come risposta agli allevatori è giunta la notizia che il TAR ha respinto ( dopo averli invece accettati qualche hanno fa) i ricorsi presentati dagli allevatori riguardo le quote latte e la produzione relativa ai primi anni 90.Magicamente in Italia succedono queste cose, cambiano i governi e cambiano le decisioni dei Tar, cambiano i governi e peggiorano le situazioni, cambiano le persone...anzi no le persone non cambiano mai e sono sempre li, magari con una carica diversa ma ci sono, 

anche chi ha creato dei danni irreparabili...


Ecco cos'era successo a Maggio:
Una politica che ha mutuato la trasparenza con la torbidezza, che ha lasciato (o lanciato?) funzionari statali di alto rango (se non per l'etica per gli stipendi percepiti) ad operare come malviventi, e che vede gli stessi Carabinieri in forze al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come una presenza ora fastidiosa e ingombrante, per quel loro inguaribile "vizio" di investigare, di cercare e persino di trovare i responsabili dell'illecito.
Una delle scene di "Porca vacca" in onda su Report (Rai 3) domani seraE ora? E ora che tutto è più chiaro, grazie anche all'attenzione che una parte della stampa italiana ha dedicato alla vicenda, in primo luogo il quotidiano economico Italia Oggi, ora ben si capisce che lo Stato Italiano, attraverso decisioni scellerate di suoi "insigni" rappresentanti ha letteralmente truffato l'Ue per accaparrarsi "il castello dei cinque anni di anticipo delle quote che abbiamo avuto tutte in una botta", come si evince dalle annotazioni di polizia giudiziaria depositate agli atti del processo sulle quote latte fissato presso il Tribunale di Roma per il 12 ottobre prossimo.
Parte dei contenuti della conversazione tra Giuseppe Ambrosio - ex capo di gabinetto dei ministri Zaia e Galan e per decenni ai vertici della struttura ministeriale - e il tenente colonnello Marco Paolo Mantile - ex vice comandante del Comando Carabinieri politiche agricole e alimentari - sono state rivelate lo scorso 24 aprile proprio da Italia Oggi (articolo "Le quote latte sono un bluff" di Luigi Chiarello) e rintracciabili online cliccando qui e rendono bene l'idea della contrapposizione tra logiche della legalità e logiche di una politica che all'illecito è avvezza con grande naturalità e sfrontatezza. Un illecito da lei stessa operato e difeso con argomenti quali l'inopportunità, e la sconvenienza che la verità venga ora a galla. In primo luogo per evitare - dice Ambrosio a Mantile nella conversazione ora agli atti del processo - di dover "restituire i 5 anni di quote che ci hanno dato, la 33 fare finta di niente e quindi togliere le quote".
Un processo che come nelle più sporche trame di Stato sarebbe ora a rischio, dopo che il pm Attilio Pisani ne ha richiesto l'archiviazione, ma che potrebbe anche tenersi regolarmente a seguito dell'opposizione del "popolo degli allevatori" (una trentina, aderenti ai Cospa di varie province del nord Italia). Un'ulteriore prospettiva è quella dello slittamento al 2013 nel caso in cui si rendessero necessari supplementi d'indagine.
In ogni caso, il prossimo inverno potrebbe portare qualche risposta in più alle infinite domande attorno a quel sistema torbido che di certo ancora nasconde qualcosa. Perché mai quegli "errori" di calcolo, commessi da esperti funzionari per anni? Perché Agea (Ente per le Erogazioni in Agricoltura) ha considerato produttive 300mila vacche di 80 anni inserite nel sistema informativo agricolo nazionale? Per favorire chi?
Ecco perché ora risuonano forti all'orecchio le considerazioni che il ministro Catania si era profuso ad affidare settimane fa proprio a Italia Oggi: «Non può essere vero», aveva affermato il numero uno del dicastero agricolo, perché «coinvolgerebbe migliaia di aziende, centinaia di caseifici, un milione di tonnellate di latte importato in nero. Ce ne saremmo accorti. Certo, di errori amministrativi ce ne saranno a decine» e «diverso è invece l'atteggiamento fraudolento. Prima di sostenere simili accuse gli investigatori devono provarle con riscontri sul campo, altrimenti si svergogna l'intero sistema delle Dop».
Ancora trenta ore per capire di più sin dove arrivi il marcio di questa storia. Il mondo degli allevatori attende giustizia. I consumatori e i cittadini tutti - tutti vittime di queste vicende - capiranno forse in futuro.



Per ora risposte certe... nessuna,  chi dovrà pagare alla fine sono gli allevatori che sono stati messi l'uno contro l'altro,  presi in giro come l'Europa, visti come truffatori dall'opinione pubblica, messi in ginocchio da Equitalia che sta già riscuotendo le famose quote. 

Molti degli allevatori hanno chiuso l'attività,  c'è chi si è tolto la vita,  che chi non c'è più e non può difendere il lavoro e i sacrifici fatti,  c'è chi ha sempre creduto nell'agricoltura e nel valore che ha per il territorio, per la qualità dei prodotti che si producono e non molla, ma per quanto? Se andremo avanti così tutti gli allevamenti pagheranno per aver lavorato onestamente e col sudore della fronte, pagheranno per le colpe di persone che guadagnano in un anno quello che un allevatore guadagna lavorando 24 su 24 senza weekend, ferie, natali e pasque, in una vita o forse nemmeno!

Non bisogna mollare! bisogna continuare a lottare per i nostri diritti, per i diritti dei cittadini presi in giro, per difendere i nostri prodotti, la nostra stupenda Italia, il nostro lavoro.

giovedì 13 settembre 2012

BUROCRAZIA AGRICOLA: VENDEMMIA NERA


UDINE. La riforma del lavoro varata dal Governo minaccia pesanti ripercussioni anche nel campo della viticoltura i cui addetti ai lavori, ormai a un passo dalla vendemmia, denunciano complicazioni sul fronte del lavoro accessorio. Con le limitazioni imposte dal Governo all’uso dei voucher, migliaia di stagionali non potranno più essere pagati con questi strumenti a meno che – come prevede la legge – non siano pensionati o studenti Under 25.
Fuori dai giochi sono dunque casalinghe e disoccupati, per i quali le aziende dovranno tornare alle vecchie tipologie di contratto, con conseguente aggravio di tempi e costi. Un problema serio se si pensa all’entità delle braccia impiegate nel periodo della vendemmia, braccia di casalinghe, pensionati, studenti e da che c’è la crisi anche di un numero sempre maggiore di disoccupati.
Migliaia di persone che i produttori pagano, dal 2008, per lo più proprio con i voucher. Strumenti snelli e per questo adottati in massa dai viticoltori che per il 2012 danno l’allarme: la riforma Fornero limita pesantemente la possibilità d’accesso a questo strumento in agricoltura.
In Fvg a protestare è tra gli altri il direttore del Consorzio di tutela dei vini Doc Colli orientali, Mariano Paladin: «La “Fornero” limita l’uso dei voucher ai soli pensionati e agli studenti Under 25, escludendo disoccupati e casalinghe. Questo è un vero problema, non di semplice soluzione in zone come la collina dove la maggior parte delle aziende vendemmia a mano impiegando complessivamente diverse migliaia di persone».
Che fare dunque visti i paletti della riforma? «Dovremo tornare, almeno parzialmente, ai vecchi sistemi di contratti temporanei – dice rassegnato il direttore –, con aggravi di spesa in termini di costi vivi e perdita di tempo poiché a gestire questi contratti in azienda ci dev’essere personale dedicato. Se 10 anni fa la vendemmia in Fvg si svolgeva interamente a mano, oggi la raccolta avviene per oltre il 50% dei vigneti regionali a macchina. I vantaggi sono evidenti: la vendemmia è più rapida ed economica. Ma lo sono, evidenti, anche gli svantaggi, che riguardano anzitutto la progressiva perdita della tradizione enologica e il rischio (alto) di rottura dell’acino. Senza contare le ripercussioni in termini di minori posti di lavoro, seppur temporanei, destinati a diventare sempre di meno se i viticoltori proseguiranno sulla strada della meccanizzazione per far fronte a una manodopera stritolata dalla burocrazia.
Anche in Veneto ho scoperto a mie spese il grosso problema dei voucher che non possono più essere utilizzati per disoccupati e casalinghe, aumentando per i viticoltori il costo del personale e per i lavoratori la diminuzione drastica di impiego in questo periodo. Tra l'altro a mio avviso le persone disoccupate dovrebbero avere maggiori agevolazioni. Sembra quasi paradossale che un solo addetto alla vendemmia costi per  6 giorni lavorativi più di 400 euro e una montagna di fogli da firmare e pratiche da adempire. Quanto dovrebbe essere pagata allora l'uva per coprire questi costi? 
Una riduzione della componente burocratica non può far altro che agevolare le assunzioni e far respirare viticoltori e agricoltori che sembrano aver perso ormai la speranza nel futuro. 
Quest'anno ad accompagnare la scarsa produzione, ci si è messa anche la burocrazia e come al solito, essendo in Italia, chi ne fa le spese sono sempre i più deboli politicamente ed economicamente. 

I grossi Signorotti che dal nulla un mattino hanno scoperto com'era bello prodursi il vino non hanno i problemi che stanno subendo gli agricoltori che si sacrificano da generazioni lavorando e sudando e assaporando l'odore della terra, ci vorrebbe maggior riguardo nei confronti di chi ha sempre pensato al bene comune prima del suo producendo prodotti tipici, unici e credendo fermamente che il proprio lavoro non è necessario per il mero guadagno ma per la comunità in cui vive. Essere agricoltore o allevatore in Italia dovrebbe farci sentire orgogliosi per i prodotti che ci rendono famosi in tutto il mondo, vini, formaggi e ortaggi... invece ci si sente sfortunati, schiacciati dal ricco industriale, dai capitalisti, dalle false promesse dei politici. 
Elisa Michielan

martedì 21 febbraio 2012

Quote latte history (2012)

dal Corriere Economia del 10 Febbraio 2012


ROMA HA UN MESE DI TEMPO PER RISPONDERE A BRUXELLES

Proroga multe sulle «quote latte»
Indagine della Ue sugli aiuti di Stato

Invito a fornire informazioni sulla proroga di 6 mesi del pagamento della rata delle multe in scadenza al 31/12/2010

BRUXELLES - L'incontro tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il leader della Lega Umberto Bossi di mercoledì scorso doveva servire a chiarire proprio l'atteggiamento che il nuovo esecutivo terrà sulla questione delle «quote latte», da sempre nel cuore dei leghisti. Secondo il ministero delle Politiche agricole, gli esuberi nella produzione di latte sono costati all'Italia circa 4,4 miliardi di euro trattenuti dalla Ue. Ma l'intervento che arriva da Bruxelles ora complica le cose. La Commissione europea ha aperto infatti nei confronti dell'Italia una procedura di indagine formale sugli aiuti di Stato, invitandola a fornire informazioni in relazione alla proroga di 6 mesi al 30 giugno 2011, del pagamento della rata delle multe sul latte in scadenza al 31 dicembre 2010.

da IL FATTO QUOTIDIANO: 
La proroga dei termini di pagamento agli allevatori, concessa dal governo Berlusconi, configurerebbe un "aiuto di Stato". L'ennesima tappa di una vicenda che si trascina dagli anni Novanta, tra proteste di piazza e indagini per truffa...

A partire dagli anni Novanta, le multe erano state inflitte a migliaia di allevatori italiani che avevano prodotto più latte rispetto alle quote prefissate dall’Unione europea, con forti proteste degli imprenditori colpiti, appoggiati dalla Lega nord di Umberto Bossi. Da qui una serie di interventi governativi per ritardare o alleggerire i pagamenti dovuti all’Unione europea. Da qui l’intervento della Commissione.

Nel 2003 l’Ue aveva concesso all’Italia, in via eccezionale, di aiutare i produttori di latte “sostituendosi a questi nel pagamento degli importi da essi dovuti alla Comunità” per il periodo dal 1995/1996 al 2001/2002. La proroga del 2010 è al di fuori di queste eccezioni e, secondo la Commissione, si potrebbe configurare come un aiuto incompatibile con il mercato interno, perché falsa la concorrenza. La Commissione aveva chiesto già l’anno scorso di avere “complementi di informazione” su questa proroga, e in ottobre aveva aperto il fascicolo.

“Il costo della proroga – si legge nella lettera indirizzata all’Italia – è imputato su una dotazione globale di 5 milioni di euro destinata a fini diversi”. Inoltre, precisa la Commissione, le autorità italiane hanno reso noto che intendevano imputare l’equivalente sovvenzione della proroga di pagamento sull’aiuto ‘de minimis’, previsto per l’Italia, che permette di accordare fino ad un massimo di 7.500 euro per beneficiario, senza il preventivo via libera di Bruxelles. Anche su questo, la Commissione Ue solleva dubbi sulla possibilità che l’insieme degli aiuti ‘de minimis’ possano superare il tetto nazionale di 320,5 milioni di euro.

Negli ultimi anni, diverse indagini hanno svelato truffe e irregolarità nella gestione delle quote da parte di allevatori italiani 




A QUESTO PUNTO MI SORGE UNA DOMANDA: Ma sono stati relamente gli allevatori a lucrare e gestire in modo scorretto le quote latte o sono stati gli enti predisposti alla gestione delle quote e la politica corrotta a mettere in ginocchio gli allevatori, dichiarando all'Europa produzioni fasulle, assegnato quote a chi non ha mai nemmeno visto una vacca dal vivo?    







mercoledì 1 febbraio 2012

VITICOLTURA 2012: ANDAMENTO VENDEMMIA




La vendemmia 2012, visto l'andamento climatico di un'estate che ha portato alte temperature e pochissime piogge (mancano all'appello 255 mm di acqua da ottobre 2011 ad agosto 2012, rispetto all'annata precedente, mai cosi' in basso dal 1993), lascera' senz'altro un suo "timbro" del tutto particolare. In sostanza, le uve bianche gia' raccolte, che hanno sofferto pesantemente lo stress idrico e termico estivo, lasceranno sui vini una timbratura carica di aromi che ricordano la frutta tropicale matura. Le uve nere invece, ancora da vendemmiare e avvantaggiate dalle piogge di questi ultimi giorni, godranno un timbro orientato alla morbidezza con piu' tannici che alcolici.
 
Complessivamente si registra quest'anno una minore gradazione zuccherina e una diminuzione di acidita'.

Al tradizionale convegno - unico in Italia - sulle previsioni vendemmiali nel NordEst e nel resto d'Italia, svoltosi oggi a Legnaro (Pd) e promosso come sempre da Veneto Agricoltura, Regione Veneto e Ente CRA-Vit di Conegliano, emerge quindi questo nuovo modo di "leggere" la vendemmia.

"Il vigneto veneto rappresenta una vera e propria miniera d'oro a cielo aperto, ha detto in apertura Paolo Pizzolato, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura; un tesoro di ben 75.400 ettari che nel 2011 ha prodotto 1,13 milioni di tonnellate di uva pari a 8,68 milioni di ettolitri di vino di qualita', di cui il 41,8% a Denominazione di origine e il 41,1% a Indicazione geografica. L'export, sempre nel 2011, e' stato di 1,33 miliardi di euro, posizionando la nostra Regione al primo posto in Italia con circa il 30% del valore complessivo delle esportazioni". "E comunque, piu' che il deficit idrico - ha sottolineato Diego Tommasi del CRA-vit di Conegliano - nella vendemmia 2012 ha inciso il deficit termico (le giuste temperature per le diverse fasi di maturazione dell'uva), e lo si vede dalle conseguenze evidenti anche sui vigneti irrigati, al punto da mettere in discussioni le tecniche colturali per le prossime stagioni".
 
 Ma se la qualita' delle uve e' dunque data dal "timbro" dell'annata, la quantita' stimata di prodotto raccolto continuera' ad essere legata ai numeri, che quest'anno parlano chiaro. A causa di un'estate particolarmente siccitosa, la vendemmia 2012 si annuncia, rispetto allo scorso anno, generalmente in calo (-12 / 15% le uve bianche e -8 / 10% le uve rosse) e in alcune aree addirittura in forte riduzione.
 
 L'analisi dei dati illustrati dai tecnici oggi a Legnaro evidenzia che nei vigneti non irrigati del Veneto, ma anche delle altre regioni del NordEst, il calo produttivo si fara' fortemente sentire come detto, con punte che rischiano di raggiungere anche il -50%. Con dei distinguo a seconda delle diverse aree di produzione. Nel padovano la riduzione dovrebbe essere del 30% per le uve nere e del 40% per quelle bianche; sui Colli Euganei, dove da fine maggio fino alla scorsa settimana non ha praticamente quasi mai piovuto, il calo potrebbe raggiungere anche il 50%.
 
Nel rodigino i vigneti irrigati potrebbero quest'anno rendere il 10% in meno rispetto allo scorso anno, ma quelli che non hanno potuto beneficiare dell'irrigazione assistita rischiano di arrivare al -30%. Nella Marca trevigiana, in particolare nell'areale del Prosecco DOCG, dove da meta' giugno a meta' agosto sono state registrate temperature medie di 31°, le varieta' precoci (Pinot e Chardonnay) hanno subito un calo cha varia dal 20 al 30%. Nel veneziano il calo produttivo e' invece stimato attorno al 20-25%, mentre nel vicentino del 10-15%. Nei vigneti irrigati del veronese la riduzione non dovrebbe raggiungere il 10% ma sara' anche del 15% in quelli che hanno subito un forte stress idrico e termico.

Per quanto riguarda la glera (Prosecco) si dovrebbe avere una produzione in Veneto nel 2012, rispetto al 2011, inferiore del 10% (-5% a Treviso); -16% il pinot grigio, -10% chardonnay, -10% garganega, -5% corvina e corvinona, invariata la raccolta di merlot.
 
Quasi ovunque nel Veneto le uve si presentano sane, con ottima gradazione zuccherina, buona acidita' e pigmentazione. Saranno determinanti le condizioni meteorologiche dei prossimi giorni, ma le analisi degli addetti ai lavori fanno ben sperare.

Anche in Friuli-Venezia Giulia e in Trentino-Alto Adige la vendemmia, sotto il profilo quantitativo, e' annunciata in calo. I viticoltori friulani "piangono" un calo che potra' raggiungere punte del 50% nei vigneti non irrigati e il 25-30% negli altri. Nelle province di Trento e Bolzano il calo stimato dovrebbe essere del 10%.


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martedì 31 gennaio 2012

L’INNOVAZIONE… SI FA IN VIGNETO





La manifestazione, unica nel suo genere,che offre l’opportunità di poter vedere all’opera centinaia di macchine e attrezzature d’avanguardia per la viticoltura all’interno di un vigneto vero e proprio, si terrà
il 21 e 22 giugno presso l'Azienda Vitivinicola Condè a Fiumana di Predappio, in provincia di Forlì-Cesena

Dall’impianto del vigneto alla lavorazione del suolo e all’irrigazione, dagli atomizzatori agli agrofarmaci, passando per il comparto trattori fino al vivaismo, la parola chiave anche nella viticoltura, è sempre di più: innovazione. E per capire quando l’innovazione è reale, ovvero capace di trasformarsi in un valore aggiunto per un’azienda e la sua attività produttiva, non resta che vederla “lavorare in campo”, mettendola a confronto con le altre proposte di mercato.

E questo è quello che accadrà i prossimi 21 e 22 giugno, in Romagna, sulle colline di Predappio, in provincia di Forlì Cesena, dove presso i vigneti dell’azienda Condè si terrà l’edizione 2012 di ENOVITIS IN CAMPO. Un ritorno, questo, in Romagna perché già nel 2000 la manifestazione itinerante che, unica nel suo genere, rappresenta l’alter ego “in campo” appunto della rassegna milanese ENOVITIS - Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l’Olivicoltura (la cui ultima edizione si è tenuta a novembre 2011 a Fiera Milano), era stata ospitata dall’azienda Umberto Cesàri a Castel S. Pietro (BO).


Due giorni di “prove macchine”, con protagonista tutta la filiera produttiva: dall'impianto del vigneto alla protezione fitosanitaria, dalle attrezzature per la gestione del suolo alla potatura (trattrici, atomizzatori, fresatrici, erpici, trinciatrici, defogliatrici, cimatrici ecc.) per arrivare alle vendemmiatrici polivalenti adattate per le diverse lavorazioni. Non mancano inoltre prodotti, materiali e dispositivi di controllo per il vigneto (pali, fili, concimi, prodotti fitosanitari, centraline agro-meteo, impianti per l’irrigazione ecc.).


L’ultima edizione di ENOVITIS IN CAMPO (a Ca’ Tron, Treviso, nel giugno 2010) aveva visto alcune novità, come l’organizzazione di momenti di approfondimento in affiancamento all’esposizione di macchine e attrezzature. Anche il 2012 non sarà da meno: sta già infatti girando a pieno ritmo l’organizzazione dell’evento che sta riscuotendo grande interesse dai più importanti costruttori italiani ed esteri di macchine e attrezzature per il vigneto, che hanno preannunciato la loro partecipazione con una vasta gamma di prodotti.
 
Vendemmia Meccanica presso il Vigneto di un socio della Cantina del Terraglio

martedì 10 gennaio 2012

CHETOSI

La chetosi o acetonemia è un disordine metabolico piuttosto frequente nelle vacche da latte, particolarmente in quelle ad alta produzione, si verifica soprattutto nelle prime 4 - 6 settimane dopo il parto.
La malattia è il risultato di un abbassamento dei livelli ematici di glucosio, con conseguente ipoglicemia; la formazione di corpi chetonici (Acetoacetato, Beta-idrossibutirrato, Acetone) ed il loro rilascio in circolo è secondario ed è dovuto al metabolismo dei grassi mobilizzati dalle riserve corporee ed accumulati nel fegato come Acetil CoA. L'eccesso di quest'ultimo è convertito in corpi chetonici, i quali hanno il compito di fornire energia ai tessuti periferici quando il livello ematico dei carboidrati è limitato. Questa situazione si verifica puntualmente nella bovina fresca di parto in bilancio energetico negativo, in cui un certo tenore di corpi chetonici in circolo risulta perciò normale, ma se essi sono prodotti in eccesso rispetto alla capacità d'utilizzo dei tessuti periferici, si manifesta un accumulo con conseguente insorgenza di chetosi.
Dei tre corpi chetonici suddetti, il Beta-idrossibutirrato è la forma fisiologica in condizioni normali, in quanto utilizzato anche nella sintesi del grasso del latte e deriva dalla riduzione dell'acido butirrico operata nel rumine; esso rappresenta il 60% dei corpi chetonici ed in condizioni patologiche il suo rapporto con l'Acetoacetato tende ad essere 1:1. L'Acetoacetato in condizioni fisiologiche è presente al 15%; esso si forma nel fegato dagli acidi grassi provenienti dalla mobilizzazione delle riserve lipidiche, in condizioni d'accumulo d'AcetilCoA per mancanza di glucosio. L'Acetone invece è il tipico corpo chetonico presente nelle forme conclamate di chetosi ed è possibile rilevarne il particolare odore nell'alito, nell'urina e nel latte delle bovine colpite.
I sintomi principali della chetosi conclamata sono dati da calo rilevante nella produzione di latte, rapida perdita di peso corporeo, disappetenza, disturbi intestinali con produzione di feci coperte da muco, pelo arruffato, rifiuto d'assunzione dei cereali a favore di fieni e foraggi secchi. Nel 10% delle bovine è stata rilevata una forma d'acetonemia nervosa i cui sintomi comprendono cecità o condizioni di fissità visiva, barcollamento ed incoordinazione dei movimenti.
La chetosi può essere primaria o secondaria, aggravata cioè da altre condizioni patologiche come ritenzione di placenta, mastiti, dislocazione dell'abomaso, nefriti ecc. Una prima distinzione in tal senso è data dal rilevamento della temperatura corporea che è normale nella chetosi primaria, mentre s'innalza in caso di patologie concomitanti.
La chetosi si manifesta più facilmente in bovine con molte lattazioni o che si presentino troppo grasse al parto; si è notata anche una stagionalità di questa patologia, più frequente in estate per minor assunzione di sostanza secca, scadimenti qualitativi della foraggiata e variazioni nella gestione aziendale.
La chetosi può essere causa dell'insorgenza della dislocazione dell'abomaso ed è sicuramente uno tra i fattori di maggior spicco nella depressione delle capacità immunitarie della mammella.
Ultima ma non meno importante la relazione tra chetosi e la capacità riproduttiva della bovina: in condizioni d'ipoglicemia e corpi chetonici in eccesso è stato dimostrato un ritardo nel ripristino dei cicli estrali dopo il parto, che incide negativamente sulla lunghezza dell'interparto.
Per quanto riguarda il trattamento dell'acetonemia, viene spesso utilizzata una soluzione al 50% di destrosio in dose di 500 ml, i cui effetti sono però di durata assai breve (2 ore circa). Più indicata la somministrazione orale di glicole propilenico due volte il giorno (250 gr. in toto): il glicole apporta energia di pronto utilizzo, prolungando l'azione del trattamento con glucosio o addirittura eliminandone la necessità. Anche il propionato di sodio (180 - 250 gr./giorno per una settimana circa) viene spesso utilizzato a tale scopo, ma è di minor palatabilità e perciò sgradito agli animali. Come per altri disordini metabolici la prevenzione resta comunque l'arma migliore per evitare l'insorgenza della chetosi; è bene muoversi soprattutto sul fronte alimentare, tenendo conto dei seguenti fattori:

  • Evitare la distribuzione d'alimenti chetogenici, come ad es. insilati mal riusciti, contenenti quantità eccessive d'acido butirrico.
  • Favorire l'assunzione di sostanza secca nelle settimane immediatamente successive al parto, fornendo alimenti di ottima qualità e palatabilità, curando le modalità di distribuzione della foraggiata e l'asportazione di residui alimentari dalla corsia.
  • Curare la qualità della fibra somministrata, evitando quella grossolana che riduce ulteriormente l'assunzione di sostanza secca.
  • Considerare l'introduzione in razione di farine di cereali a diversa velocità di fermentazione, per evitare altrimenti un eccessivo abbassamento del pH ruminale ed un alterato rapporto tra gli ac. acetico, propionico e butirrico qui prodotti. A tale proposito si ricorda che il frumento è più fermentescibile dell'orzo, il quale a sua volta lo è più del mais; se non è possibile variare il tipo di cereale utilizzato, cercare almeno di variarne la presentazione fisica (macinatura a diversi gradi di finezza, fioccatura di una parte dello stesso ecc.)
  • Curare particolarmente l'alimentazione in asciutta, evitando che le bovine arrivino al parto in condizioni di eccessivo peso corporeo; è utile inoltre somministrare agli animali negli ultimi 10-15 giorni di questo periodo una quota pari al 40 - 50% circa della razione che riceveranno dopo il parto, per abituare il rumine all'ottimale utilizzo della stessa. Come ulteriore precauzione utilizzare 6 -12 gr. di niacina/capo/giorno, proseguendo il trattamento per i primi 90 giorni di lattazione.
  • Individuare le bovine prossime al parto, fornendo nei 2 - 3 giorni precedenti e successivi al parto stesso 250 gr. di glicole propilenico;
    in presenza concomitante di steatosi epatica impiegare epatoprotettori come la colina in dosi di 50 gr./giorno.
da Mondolatte.it